martedì 30 settembre 2008

Lo squalo toro, ovvero metafora di quanto è fatica....




fatica, dicevamo arrivare per i giovani autori. Che centrano gli squali tori (o toro?) ? Beh nulla, ma in un certo senso sì, qualcosa centrano. Ieri alla tv ho appreso questa notizia: pare che la nascita di uno squalo toro sia qualcosa di assolutamente sanguinario. Ci sarebbe una lotta interna senza esclusioni di colpi. Infatti sarebbero decine i piccoli squaletti nella sacca embrionale di mamma squala, tanti tanti ma solo uno, quello che vince tutte le lotte (ebbene si, non solo Caino) senza quartiere, nelle quali tantissimi futori squali toro perdono l'occasione di vivere, insomma uno solo, il più tignoso di tutti ovviamente, diventa uno squalo capace di solcare i mari e uccidere tanti pesci indifesi. Un po' come succede nell'editoria. Gli squaletti nell'embrione sono i tanti autori, emergenti e non, che si ammazzano per arrivare a far pubblicare il loro gioiello. Alcuni pagano, per ritrovarsi spesso insoddisfatti, mentre altre volte raggiungono la popolarità, uno su tutti Moccia, lo squalo più temuto. Altri invece tentano altre strade, che però trovano chiuse per lavori in corso, da una sorta di setta, o casta che va più di moda. Sì, la casta dei famosi, di quelli che non hanno dovuto lottare ma che si ritrovano il loro libro in tutte le librerie. I figli di imprenditori, i presunti vip, quella che conosce quello o perché suo padre conosce quell'altro. Tutto un giro di favori, controfavori, interessi ecc. Oddio, io non sono un giglio. Magari lo trovassi qualcuno che mi raccomanda! A me basterebbe solo che raccomandasse di leggere il mio manoscritto, tanto so già bene come andrebbe a finire. Invece sono qui che lotto lotto, e di fronte a tanti squali mi sento così plancton....

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