Dopo dieci
anni da
Vengo dalla luna, la nuova feuturing
firmata Caparezza/Diego Perrone s’intitola Fai da tela. La traccia 17
dell’album Museica resta coerente con tutto il concept, citando artisti e opere
e da queste descrivendo situazioni, sfoghi e stati d’animo, molto reali, cupi,
sicuramente crepuscolari e un’atmosfera claustrofobica, una specie di horror
stile Kubrick.
“Il mio brano preferito,
quello nel quale mi metto più a nudo” ha dichiarato l’artista Caparezza.
Rispetto a Vengo dalla luna, i due cantautori mostrano
una crescita artistica notevole, ma che di sicuro non sorprende. La tematica è
quella che si rintraccia in tantissimi dei precedenti lavori di Capa ma,
soprattutto, negli ultimi lavori di Diego Perrone: Il motivetto, Vale e Fra, Rockstar.
L’amarezza, l’inquietudine,
l’illusione, la quasi rassegnazione. “Fai da tela, lascia che la gente ti
dipinga, come vuole” non c’è troppo da capire, da interpretare. La questione è
ben chiara: fregatene e vai avanti, tanto qualsiasi cosa farai o non farai, ci
sarà qualche grillo parlante a dirti che stai sbagliando. E anche quando
sceglierai di adattarti pensando che sia la cosa migliore, anche in quel caso
scoprirai presto di aver sbagliato e di dover ricominciare tutto, proprio come
su di una tela bianca, e magari non è nemmeno così terribile.
Questa però non è una
morale, questa è l’arte, e l’arte non è reale. E nel caso di Fai da tela, è
spettrale.
Non sono convinta che la
versione radiofonica le renderà giustizia, dunque attendo con urgenza direi
fisica il live per lasciare che ogni singolo pelo si alzi in un brivido non di
paura, questa volta. Qualcosa di diverso, di più intimo.
Un consiglio a quelli che soffrono la sindrome di Stendhal,
la performance che l’accoppiata riserverà live potrebbe mietere qualche vittima.
Vi aggiornerò dopo il 13 Giugno.