sabato 24 maggio 2014

Intervista a Diego Perrone, di Silvia Azzaroli

Insieme alla collega Silvia Azzaroli, amica di lungo corso, abbiamo redatto e concordato un'intervista con Diego Perrone che trovate qui sul "Giornale Apollo", 
Buona lettura 

Diego Perrone nasce artisticamente con I Medusa tanti, tanti anni fa. Del gruppo è il frontman, cantante e chitarrista. Con la formazione Torinese con la quale ha vinto diversi concorsi musicali e registrato molte demo-tapes. Nel 1994 incidono il loro primo CD per la Dracma Records. In seguito a un EP, Out from Cage s (brani scritti in inglese), la band affianca i Testament nel 1997 per alcune date in Germania (fonte wikipedia).
Ma passiamo all’attualità: se bene vanti una carriera ultraventennale, stiamo parlando di un ragazzo di quasi trentanove anni. E Diego ci scuserà se anticipiamo quello che accadrà il 26 giugno prossimo, oltre a vederlo tra gli attori principali di una delle tappe del Museica tour di Caparezza a Grugliasco. Sì perché se ai più Diego Perrone è noto per i suoi trascorsi punk o post punk o indie punk, e per essere la seconda voce di Caparezza, con cui ha collaborato per almeno quattro tracce, “Il mio gatto” quando ancora era nei Medusa, e in quel caso fu Caparezza a fare feuturing con loro, in seguito c’è stata “Vengo dalla Luna”, più recentemente, 2012, “Santo Stefano” che fa parte già della carriera solista di Diego e, ancor più vicina, “Fai da tela”, Museica. Insomma, se lo conosciamo per tutto questo, impariamolo a conoscere anche per le storie musicali che racconta come solista, o quelle che lo hanno visto collaborare con altre situazioni quali i Niagara. Con tutta questa carne al fuoco, per non fare confusione facciamoci spiegare da lui, che è meglio!

L’EP “Io e Silvano” è del 2013 e quest’anno il “Disco che verrà”, le quali tracce stanno uscendo un po’ per volta. Ma quando verrà il disco che verrà? Si è dato un tempo massimo per potersi dire concluso il progetto?
Risposta di Diego: “Il disco che verrà” conterrà i 5 brani dell’EP “IO e Silvano” più altre 5 tracce, 3 delle quali già uscite essendo un disco “in divenire”. Essendo completamente libero da vincoli contrattuali non so dire esattamente quando l’opera sarà finita, al momento sono alle prese con le prove della tournée di Caparezza e questo mi porterà via un po’ di tempo e di sicuro mi darà tanta ispirazione per gli ultimi due brani a cui comunque sto già pensando.”

Attualmente sta preparando il tour con Caparezza, che le occuperà molte energie e tempo. Pensa di riuscire a non trascurare la carriera solista?
“Con la risposta precedente mi sembra di aver già risposto alla domanda. Posso aggiungere che continuerò anche l’attività Live da solista, quando sarà possibile incastrare date tra quelle di Capa, è possibile, anzi, che io riesca ad arrivare in posti dove non sarei riuscito ad arrivare a causa delle distanze, nel senso: se mi propongono una data “secca” in Sicilia è difficile per me da Torino riuscire a coprire i costi senza gravare sul locale che eventualmente mi ospiterebbe, se invece mi trovo in zona per day off o quant’altro magari riesco a incastrare un mio live.”

Qualcuno rimpiange I Medusa che non si sono sciolti ufficialmente ma dall’ultimo lavoro “I musicisti hanno facce tristi” ognuno ha proseguito per la sua strada. Ad esempio il bassista Maggio (Fabio Zompa)attualmente fa parte dei Linea 77. Anche se amati e sicuramente musicalmente valido come progetto, siete rimasti di nicchia. Se dovesse riassumere in qualche episodio questa lunga avventura, tra soddisfazioni e delusioni, c’è qualcosa di cui si rammarica? Che non hai fatto o qualcosa che ha fatto e non rifarebbe?
“Beh, meglio rimanere di nicchia che sputtanarsi come succede a volte quando si “bastona il cavallo morto” come direbbero gli Inglesi. Ancora oggi le persone che incontro e mi chiedono di fare una foto insieme o di firmare il CD di Caparezza mi riconoscono sopratutto per quello che sono stato nei Medusa. Nel nostro piccolo abbiamo lasciato il segno e senza falsa modestia posso notare quanti gruppi di oggi ci somiglino nel sound. Non ho rimpianti, probabilmente rifarei tutto uguale, starei solo più attento alle persone non delegando più nessuno nelle responsabilità. Come sto facendo ora, per esempio.”

Tra I Medusa e Caparezza c’è stato anche il progetto dei Niagara, altra scena indie torinese. Il suo collega Davide Tomat con i N.A.M.B. ha dimostrato senz’altro un talento ancora non emerso (peccato). A conti fatti, come valuta questa esperienza elettronica sperimentale?
“Lavorare con Davide Tomat e Gabriele Ottino (i Niagara) è stata una bellissima esperienza, inoltre c’è da dire che l’idea dei Niagara è stata mia. Da anni io e Davide ci rincorrevamo per realizzare qualcosa insieme; l’occasione è arrivata quando abbiamo deciso di riscrivere la colonna sonora del film Niagara appunto, un po’ per gioco si è unito a noi Gabriele e quello è stato l’inizio di tutto. Virtualmente io ne faccio ancora parte visto che in quegli anni abbiamo prodotto tanto di quel materiale che alcune cose che avevo registrato riemergono ora nel loro secondo lavoro. Inoltre non escludo una nuova collaborazione con loro…chi lo sa…”
Riallacciandomi alla precedente domanda concernente i Niagara, chi tenta di fare musica elettronica in Italia non viene preso sul serio, eppure alla radio ci propinano di continuo tormentoni elettro-pop. Il suo parere è che all’estero siano più bravi di noi o che in Italia non ci sappiamo vendere?
“L’Italia è un fenomeno a parte nella scena internazionale (e non solo nella musica penso) Sembra quasi che i discografici o gli addetti ai lavori manchino di personalità aggrappandosi alle cose che funzionano senza rendersi conto che quando queste arrivano da noi sono già vecchie. Prendi l’hip hop, una cultura ormai non più giovanissima, che anche qui da noi ha sfornato artisti degni di nota. Ora basta però, non esiste solo quello, si rischia di inflazionare un genere musicale “puro”. Anche i DJ veri per esempio stanno scomparendo. Tutti vogliono fare i DJ, ma non per vocazione artistica, come dovrebbe essere, ma perché sembra molto più facile che imparare a suonare uno strumento, dimenticandosi che prima di tutto un DJ vero conosce la musica che suona perché probabilmente prima di essere DJ era un nerd da mercatino del vinile, conosceva vita morte e miracoli di ogni singolo artista che faceva girare sul piatto. L’appiattimento culturale è la causa di tutto. Nel resto del mondo la musica elettronica sta giustamente diventando la più ascoltata e la più contaminante; penso a Brian Eno che la fa da sempre e che produce gruppi attenti ed appassionati alla musica ed alle nuove tendenze. (vedi l’ultimo Coldplay per esempio).

A proposito di tormentoni, lei ha scritto “Il motivetto” (Io e Silvano), chiara accusa al barbaro uso dei tormentoni che ci tormentano come stalker. E non si esime dal citare “Emma Marrone” così da dare anche una manco velata bottarella all’industria dei talent. Ma a lei così talentuoso e telegenico (lo abbiamo visto anche a Che tempo che fa, complimenti) non hanno mai consigliato di partecipare ad un talent?
“Non ho niente contro chi esce dai talent, penso solo che non sia la mia strada. Non biasimo i ragazzi che ci credono in un paese dove l’unica musica che si sente in televisione è appunto quella dei talent; parlo di questo quando dico “appiattimento culturale”. Io sono stato a mio avviso più fortunato. Sono cresciuto in un periodo in cui la musica era cultura e anche se non generava profitto immediato serviva ad arricchire le nostre menti e a farci diventare forse persone migliori. Non faccio musica per diventare ricco e famoso, come dice qualcuno dando tra l’altro il cattivo esempio, lo faccio perché questo è quello che mi piace fare. Se perdessi la voce probabilmente approfondirei la mia passione per il disegno o per la cucina perché ritengo di essere incline alla creatività. Bisogna sempre assecondare le proprie inclinazioni, per non vivere male e trovarsi un giorno a fare un lavoro che non ci piace.”

Ti dà fastidio essere sempre associato a Caparezza o non ci fai più caso. Come hai vissuto in questi anni il ruolo “scomodo” di seconda voce di un’artista così blasonato?
“No, non mi ha mai dato fastidio, penso di avere una mia personalità e di metterla al servizio di un progetto che mi piace. Caparezza secondo me è l’unico artista mainstream che fa realmente la differenza qui in Italia e il fatto di essere suo amico e prezioso collaboratore da anni fa di me una persona appagata e riconoscente.
Tornando alla collaborazione artistica con Caparezza, ci parli di “Fai da tela”. Sappiamo che ogni canzone di Museica è stata scritta da Salvemini. Dunque in questa feauturing lei ha collaborato solo con la sua voce o ha potuto esprimere anche le sue idee?
“Come ho già detto quello che ci lega da anni è principalmente l’amicizia. Quel pezzo mi si è cucito addosso, quando l’ho cantato mi veniva da piangere perché rappresenta quello che mi è successo negli ultimi anni. Per esempio ho perso un sacco di amici e non so perché, ora penso che da un lato centri l’invidia e quindi “lascio che la gente mi dipinga come può….”

Nel suo ultimo singolo “La festa” dichiara: “è finita la festa, chi l’aveva capito non c’è, chi pensava che non sarebbe mai terminata sbagliava.” Mi pare di leggere nelle sue parole un malcontento anche riferito all’attuale scenario politico, o se vogliamo sociologico. Facendo un passo indietro troviamo “Vale e Fra” che contente non lo erano ma si accontentava. In “Uruguay”, tratta la questione dei giovani che se ne vanno da questa vecchia Italia retrograda, dove le idee e il talento vengono soffocati in partenza per chi non può vantare raccomandazioni. A questo punto mi vene da chiederle Perrone: perché è rimasto in Italia?
“Ci sono vari motivi: la famiglia, il lavoro, la speranza che se la festa è finita ne inizi una migliore; in fondo sono un idealista, non amo le ingiustizie e se me ne andassi mi sembrerebbe quasi di scappare. Quando me ne andrò sarà non perché sono deluso, non perché avranno vinto loro ma perché mi andrà di abitare in un posto diverso.”

Sperando di non essere stata troppo prolissa, per concludere mi permetto di giocarmi la carta della banalità. Tour del suo socio a parte, progetti per il futuro rispetto alla sua carriera solista?
“Intanto finire “il disco che verrà” come dicevo mancano due canzoni e relativi video, poi chiuderò il quaderno e ne aprirò un altro ma non so dirti se sarà a righe o a quadretti.”





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