lunedì 8 aprile 2013

49 goal spettacolari, qualche anno dopo: Intervista a Davide Martini


Autore del famoso romanzo generazione 49 goal spettacolari, portato al successo dalla Playground, casa editrice specializzata nell’argomento “omosessualità”, con particolare riguardo per i protagonisti giovani, famosa è la collana High school,
Davide Martini ci concede un’intervista che vuole essere anche panoramica sull’attuale situazione editoriale e gay in Italia.
Ho cercato di aprire qualche spiraglio rispetto a tali argomenti, ma il nostro gentilissimo scrittore – pediatra vive da qualche anno fuori dell’Italia, e ha preso bene le distanze dal bel paese. Qualcuno dirà: beato lui.
Quello che mi ha fatto riflettere parlando con Davide è come a volte i casi letterari irridano agli scrittori che, credendosi dei talenti, finiscono per inseguire il successo, o quanto meno una carriera, senza mai riuscirvi. Davide Martini c’era riuscito. Poteva pubblicare qualsiasi cosa con chi voleva, credo... ma ha scritto un romanzo di successo e poi ha preferito fare altro.
L'arte a volte è irriverente e volubile, può toccarti una volta per poi volare via.
Corre via l’arte, lontano da noi, come quando da bambini si giocava a palla avvelenata. Immagino lo scrittore sia colui che non riesce a liberarsi più di questa palla avvelenata e cerca di secernere il proprio veleno imprimendolo pagina dopo pagina.
Conosciamolo meglio Davide Martini: 

Sei uscito nel 2006 con il successo a tematica gay “49 goal spettacolari” (edito da Playground), ancora oggi gaybook di riferimento per tanti adolescenti e non solo. Cosa è successo nel frattempo?

Nel frattempo suppongo aver vissuto: mi sono spostato prima in Giordania, poi Francia e Spagna. Chiuso la storia più importante della mia vita ( fino ad ora). Ho lavorato in cooperazione e ho cominciato la specializzazione in Pediatria.  Ho scritto poco: sono della idea proustiana che per scrivere bisogna vivere. Per di più ho passato gli ultimi tre anni pensando: scrivo in spagnolo o in italiano? Ha vinto lo spagnolo e ho appena cominciato a scrivere.


Leggendo questo romanzo si capisce che David Leavitt è tra gli autori che ti hanno influenzato. Lui è considerato un vate per quel che concerne la tematica gay al pari di Gore Vidal e Edmund White. Sicuramente lo è per quelli della nostra generazione. In Italia esiste uno scrittore come lui secondo te? Qualcuno ha preso il posto di Pier Vittorio Tondelli?

Ti dirò la verità: Leavitt, quando penso ai grandi romanzi che mi hanno formato non è tra i primi che mi vengono in mente. Ricordo che “Martin Bauman” mi piacque molto e la struttura de “La lingua perduta delle gru” mi sembrò affascinante. Sulla situazione letteraria italiana non so aiutarti, vivo fuori da talmente tanto tempo che ho perso tutte le coordinate.


In “49 goal spettacolari” non mancano i riferimenti alla situazione gay in Italia. Ancora senza una legge che tuteli le coppie, senza una legge sull’omofobia, insomma senza diritti, cittadini di serie B a tutti gli effetti. Se non è cambiato niente, uno dei tanti motivi può essere la poca attenzione dei media, che quasi sempre si occupano di omosessualità solo quando c’è da mestare nel torbido?

Ho viaggiato abbastanza negli ultimi anni e ho capito una cosa: ogni Paese ha un’essenza. L’Italia è geneticamente conservatrice. Dal mio punto di vista non c’è molto altro da dire.


 Tra scrittori secondo te c’è solidarietà?

Non lo so. Ai ragazzi che mi scrivono chiedendomi consiglio sulla possibilità di una carriera letteraria dico che se stanno cercando successo e riconoscimento si orientino in un’altra direzione. La prosa letteraria sta morendo, svolge un ruolo marginale nella società attuale.  L’altro giorno sono andato al cinema a vedere “Anna Karenina” e mi sono reso conto che più della metà dei miei amici ( professori, pittori, medici) non aveva la più pallida idea dell’orrenda fine che avrebbe fatto la protagonista.


Esista la mafia nell’editoria in Italia? C’è una “casta” secondo te?

L’Italia è un Paese basato sui legami familiari. Per questa ragione è così conservatore. La famiglia è la migliore struttura di controllo sociale mai inventata. “Famiglie, io vi odio” diceva Gide.


E in Wikipedia? Perché Davide Martini su Wikipedia non lo trovo?

Non credo. Semplicemente non mi sono preso la briga di auto scrivermi una nota biografica che probabilmente non interessa a nessuno.


E per finire: in Italia si legge pochissimo e i pochi libri che vendono si riducono ad una manciata di titoli. Ovviamente mi riferisco anche alla famosa trilogia dell’eros. A tuo parere l’Ebook risolverà in parte la situazione o sotterrerà del tutto la voglia di leggere?

A me non piacciono, vedo la gente con il Kindle nel metro mentre io mi trascino dietro il mio Bolaño di 600 pagine e inorridisco. Sono semplicemente un romantico della carta. Come quei dinosauri che 30 anni fa sentivano la mancanza della macchina da scrivere.


Quanto ti è piaciuta questa intervista da 2 a 10? Sincero...

Non lo so. I voti mi sono sembrati sempre una riduzione semplicistica delle cose.


Un grazie di cuore a Davide Martini

2 commenti:

Silvia Azzaroli ha detto...

Noto una grande amarezza, molto lucida, nelle parole di Davide. Temo che abbia ragione, meglio orientarsi altrove. E l'ignoranza di cui parla io la conosco molto bene.

Anonimo ha detto...

Mi è piaciuto il suo libro e spero che torni presto alla scrittura. Un'intervista molto bella

Bly