Insieme alla collega Silvia Azzaroli, amica di lungo corso, abbiamo redatto e concordato un'intervista con Diego Perrone che trovate qui sul "Giornale Apollo",
Buona lettura
Buona lettura
Ma passiamo all’attualità: se
bene vanti una carriera ultraventennale, stiamo parlando di un ragazzo di quasi
trentanove anni. E Diego ci scuserà se anticipiamo quello che accadrà il 26
giugno prossimo, oltre a vederlo tra gli attori principali di una delle tappe
del Museica tour di Caparezza a
Grugliasco. Sì perché se ai più Diego Perrone è noto per i suoi trascorsi punk
o post punk o indie punk, e per essere la seconda voce di Caparezza, con cui ha
collaborato per almeno quattro tracce, “Il mio gatto” quando ancora era nei
Medusa, e in quel caso fu Caparezza a fare feuturing con loro, in seguito c’è
stata “Vengo dalla Luna”, più recentemente, 2012, “Santo Stefano” che fa parte
già della carriera solista di Diego e, ancor più vicina, “Fai da tela”, Museica.
Insomma, se lo conosciamo per tutto questo, impariamolo a conoscere anche per
le storie musicali che racconta come solista, o quelle che lo hanno visto collaborare
con altre situazioni quali i Niagara.
Con tutta questa carne al fuoco, per non fare confusione facciamoci spiegare da
lui, che è meglio!
L’EP “Io e Silvano” è del 2013 e quest’anno il “Disco che verrà”,
le quali tracce stanno uscendo un po’ per volta. Ma quando verrà il disco che
verrà? Si è dato un tempo massimo per potersi dire concluso il progetto?
Risposta
di Diego: “Il disco che verrà” conterrà i
5 brani dell’EP “IO e Silvano” più altre 5 tracce, 3 delle quali già uscite
essendo un disco “in divenire”. Essendo completamente libero da vincoli
contrattuali non so dire esattamente quando l’opera sarà finita, al momento
sono alle prese con le prove della tournée di Caparezza e questo mi porterà via
un po’ di tempo e di sicuro mi darà tanta ispirazione per gli ultimi due brani
a cui comunque sto già pensando.”
Attualmente sta preparando il
tour con Caparezza, che le occuperà molte energie e tempo. Pensa di riuscire a
non trascurare la carriera solista?
“Con la risposta precedente mi sembra di aver già risposto alla
domanda. Posso aggiungere che continuerò anche l’attività Live da solista,
quando sarà possibile incastrare date tra quelle di Capa, è possibile, anzi,
che io riesca ad arrivare in posti dove non sarei riuscito ad arrivare a causa
delle distanze, nel senso: se mi propongono una data “secca” in Sicilia è
difficile per me da Torino riuscire a coprire i costi senza gravare sul locale
che eventualmente mi ospiterebbe, se invece mi trovo in zona per day off o
quant’altro magari riesco a incastrare un mio live.”
Qualcuno
rimpiange I Medusa che non si sono sciolti ufficialmente ma dall’ultimo lavoro “I musicisti hanno facce
tristi” ognuno ha
proseguito per la sua strada. Ad esempio il bassista Maggio (Fabio Zompa)attualmente
fa parte dei Linea 77. Anche se amati e sicuramente musicalmente valido come
progetto, siete rimasti di nicchia. Se dovesse riassumere in qualche episodio
questa lunga avventura, tra soddisfazioni e delusioni, c’è qualcosa di cui si
rammarica? Che non hai fatto o qualcosa che ha fatto e non rifarebbe?
“Beh, meglio rimanere di nicchia che sputtanarsi come succede a
volte quando si “bastona il cavallo morto” come direbbero gli Inglesi. Ancora
oggi le persone che incontro e mi chiedono di fare una foto insieme o di
firmare il CD di Caparezza mi riconoscono sopratutto per quello che sono stato
nei Medusa. Nel nostro piccolo abbiamo lasciato il segno e senza falsa modestia
posso notare quanti gruppi di oggi ci somiglino nel sound. Non ho rimpianti,
probabilmente rifarei tutto uguale, starei solo più attento alle persone non
delegando più nessuno nelle responsabilità. Come sto facendo ora, per esempio.”
Tra
I Medusa e Caparezza c’è stato anche il progetto dei Niagara, altra scena indie
torinese. Il suo collega Davide Tomat con i N.A.M.B. ha dimostrato senz’altro un talento
ancora non emerso (peccato). A conti fatti, come valuta questa esperienza
elettronica sperimentale?
“Lavorare con Davide Tomat e Gabriele Ottino (i Niagara) è stata una bellissima
esperienza, inoltre c’è da dire che l’idea dei Niagara è stata mia. Da anni io
e Davide ci rincorrevamo per realizzare qualcosa insieme; l’occasione è
arrivata quando abbiamo deciso di riscrivere la colonna sonora del film Niagara
appunto, un po’ per gioco si è unito a noi Gabriele e quello è stato l’inizio
di tutto. Virtualmente io ne faccio ancora parte visto che in quegli anni
abbiamo prodotto tanto di quel materiale che alcune cose che avevo registrato
riemergono ora nel loro secondo lavoro. Inoltre non escludo una nuova
collaborazione con loro…chi lo sa…”
Riallacciandomi alla precedente
domanda concernente i Niagara, chi tenta di fare musica elettronica in Italia
non viene preso sul serio, eppure alla radio ci propinano di continuo
tormentoni elettro-pop. Il suo parere è che all’estero siano più bravi di noi o
che in Italia non ci sappiamo vendere?
“L’Italia è un fenomeno a parte nella scena internazionale (e non
solo nella musica penso) Sembra quasi che i discografici o gli addetti ai
lavori manchino di personalità aggrappandosi alle cose che funzionano senza
rendersi conto che quando queste arrivano da noi sono già vecchie. Prendi l’hip
hop, una cultura ormai non più giovanissima, che anche qui da noi ha sfornato
artisti degni di nota. Ora basta però, non esiste solo quello, si rischia di
inflazionare un genere musicale “puro”. Anche i DJ veri per esempio stanno
scomparendo. Tutti vogliono fare i DJ, ma non per vocazione artistica, come
dovrebbe essere, ma perché sembra molto più facile che imparare a suonare uno
strumento, dimenticandosi che prima di tutto un DJ vero conosce la musica che
suona perché probabilmente prima di essere DJ era un nerd da mercatino del
vinile, conosceva vita morte e miracoli di ogni singolo artista che faceva
girare sul piatto. L’appiattimento culturale è la causa di tutto. Nel resto del
mondo la musica elettronica sta giustamente diventando la più ascoltata e la
più contaminante; penso a Brian Eno che la fa da sempre e che produce gruppi
attenti ed appassionati alla musica ed alle nuove tendenze. (vedi l’ultimo
Coldplay per esempio).“
A
proposito di tormentoni, lei ha scritto “Il motivetto” (Io
e Silvano), chiara accusa al barbaro uso dei tormentoni che ci tormentano come
stalker. E non si esime dal citare “Emma Marrone” così da dare anche una manco
velata bottarella all’industria dei talent. Ma a lei così talentuoso e telegenico
(lo abbiamo visto anche a Che tempo che fa, complimenti) non hanno mai
consigliato di partecipare ad un talent?
“Non ho niente contro chi esce dai talent, penso solo che non sia
la mia strada. Non biasimo i ragazzi che ci credono in un paese dove l’unica
musica che si sente in televisione è appunto quella dei talent; parlo di questo
quando dico “appiattimento culturale”. Io sono stato a mio avviso più
fortunato. Sono cresciuto in un periodo in cui la musica era cultura e anche se
non generava profitto immediato serviva ad arricchire le nostre menti e a farci
diventare forse persone migliori. Non faccio musica per diventare ricco e
famoso, come dice qualcuno dando tra l’altro il cattivo esempio, lo faccio
perché questo è quello che mi piace fare. Se perdessi la voce probabilmente
approfondirei la mia passione per il disegno o per la cucina perché ritengo di
essere incline alla creatività. Bisogna sempre assecondare le proprie
inclinazioni, per non vivere male e trovarsi un giorno a fare un lavoro che non
ci piace.”
Ti dà fastidio essere sempre
associato a Caparezza o non ci fai più caso. Come hai vissuto in questi anni il
ruolo “scomodo” di seconda voce di un’artista così blasonato?
“No, non mi ha mai dato fastidio, penso di avere una mia
personalità e di metterla al servizio di un progetto che mi piace. Caparezza
secondo me è l’unico artista mainstream che fa realmente la differenza qui in
Italia e il fatto di essere suo amico e prezioso collaboratore da anni fa di me
una persona appagata e riconoscente.“
Tornando
alla collaborazione artistica con Caparezza, ci parli di “Fai da tela”.
Sappiamo che ogni canzone di Museica è stata scritta da Salvemini. Dunque in
questa feauturing lei ha collaborato solo con la sua voce o ha potuto esprimere
anche le sue idee?
“Come ho già detto quello che ci lega da anni è principalmente
l’amicizia. Quel pezzo mi si è cucito addosso, quando l’ho cantato mi veniva da
piangere perché rappresenta quello che mi è successo negli ultimi anni. Per
esempio ho perso un sacco di amici e non so perché, ora penso che da un lato
centri l’invidia e quindi “lascio che la gente mi dipinga come può….”
Nel
suo ultimo singolo “La festa” dichiara:
“è finita la festa, chi l’aveva capito non c’è, chi pensava che non
sarebbe mai terminata sbagliava.” Mi
pare di leggere nelle sue parole un malcontento anche riferito all’attuale
scenario politico, o se vogliamo sociologico. Facendo un passo indietro
troviamo “Vale e Fra” che contente non lo erano ma si accontentava. In
“Uruguay”, tratta la questione dei giovani che se ne vanno da questa vecchia
Italia retrograda, dove le idee e il talento vengono soffocati in partenza per
chi non può vantare raccomandazioni. A questo punto mi vene da chiederle
Perrone: perché è rimasto in Italia?
“Ci sono vari motivi: la famiglia, il lavoro, la speranza che se
la festa è finita ne inizi una migliore; in fondo sono un idealista, non amo le
ingiustizie e se me ne andassi mi sembrerebbe quasi di scappare. Quando me ne
andrò sarà non perché sono deluso, non perché avranno vinto loro ma perché mi
andrà di abitare in un posto diverso.”
Sperando di non essere stata troppo prolissa, per concludere mi permetto di giocarmi la carta della banalità. Tour del suo socio a parte, progetti per il futuro rispetto alla sua carriera solista?
“Intanto finire “il disco che verrà” come dicevo mancano due
canzoni e relativi video, poi chiuderò il quaderno e ne aprirò un altro ma non
so dirti se sarà a righe o a quadretti.”
Nessun commento:
Posta un commento